House Keats-Shelley. Foto: E. Boada |
Da bambino pensavo che il mondo fosse più piccolo, e questo non era un ostacolo per sognare: era il tempo della TV in bianco e nero, per giocare con le figurine del Far West e per immaginare un futuro come pompiere o forse come astronauta. Non cosmonauta, astronauta: alla TV del "dopo dittatore" ancora si parlava più di Neil Amstrong che di Yuri Gagarin. In mancanza di un astronauta spagnolo di riferimento. Per fortuna sono cambiato, non mi vedo a lavorare come astronauta o in una riserva india all'interno dell'America facendo Daniel Boone o il Generale Custer.
Si mangia, si cresce e si vive, e l'adolescenza non perdona. Né l'adulto né il bambino. Adesso è possibile per me capire questa cosa del paradiso perduto, quest'idea di un mondo confortevole e in pace. Curiosa idea! Da bambini si preferiva l'azione, adesso non sempre perché la teoria vince. Penso che la curiosità infinita rimanga ancora oggi, come rimane la tenerezza. E con curiosità e tenerezza il futuro è aperto.
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